Genoa: io non dimentico quel 5-2
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Autore: Celta
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“Con quella faccia un po' così,
quell'espressione un po' così
che abbiamo noi prima di andare a Genova”
Prendendo in prestito per usarle come sottofondo, le parole di una vecchia canzone di Conte, non il “belli capelli” Antonio, ma il più acculturato cantautore Paolo, mentre ci accingiamo al ritorno a Genova per vivere contro il Genoa la seconda domenica di un campionato che, visti i risultati della prima giornata, sarà molto probabilmente un torneo ricco di sorprese rispolvero, tra il serio ed il faceto, quanto accaduto nella gara dello scorso campionato.
Ho ancora vivo il ricordo della partita di febbraio, guardata sul telefono cellulare appoggiato al tavolo di un ristorante dove stavo festeggiando la festa della cresima di mio nipote. Tra una portata e l’altra, in mezzo ai soliti commenti dei commensali invitati: “buono questo piatto”…” e questo vino? l’hai assaggiato?” si distinguevano nitide le mie parolacce ed imprecazioni lanciate ad ogni gol dei grifoni e le urla di gioia ai gol di Luca Toni.
Ore 15 inizio partita e visto il dovuto ritardo che accompagna ogni cerimonia iniziano anche le portate al tavolo (ed io che speravo a quest’ora di essere già davanti alla mia 42 pollici); primi piatti lasagnette alla cacciagione e tortellini di Valleggio al burro.
Discesa sulla sinistra di Bergdich, cross verso il centro ed Agostini nel goffo tentativo di spazzare l’area insacca nella nostra porta 1-0.
Passano solo due minuti e Iago Falque sfugge sulla destra (la corsia del solito Agostini), cross al centro e Nyang deposita facilmente in rete da pochi passi.
Accidenti...nemmeno il tempo di finire le lasagnette e siamo già sotto di due gol!
Mentre mi gusto i famosi tortellini accompagnati da un buon calice di Custoza, sul calcio d’angolo di Lazaros stacca altissimo Toni ed insacca, bene dai, forse prima dell’arrivo dei secondi riusciamo a pareggiare.
I secondi piatti è vero arrivano, tagliata al tartufo ed arrosti vari, ma con la carne arriva anche il terzo gol genoano, sempre con Nyang, lesto nell’anticipare Moras ed insaccare di testa in tuffo…
All’intervallo non mi resta che meditare sulle solite “cappelle” della nostra difesa affogando la rabbia in un bicchiere di un buon ripasso.
Si ricomincia, arrivano gli arrosti al tavolo e rientrano i bolliti in campo. Bolliti mica tanto però a vedere le prime azioni. Infatti come per incanto (se le sicure imprecazioni di mister Mandorlini nell’intervallo si possono definire tali) i nostri rientrano con un piglio diverso, più arcigno e vogliosi di ripagare i genoani con la stessa moneta ricevuta nel primo tempo; “rendere pan per focaccia” recita il detto popolare e la focaccia si sa è la specialità di Genova. E così dopo il pane genoano ecco il gol dell’Hellas, una bella tigella emiliana di Toni, che sull’ennesimo assist di Halfredsson si infila e batte di destro Perin.
“Dai su Butei…dai che dopo me neodo cresememo anca el Genoa”
Scaligeri all’assalto all’arma bianca e grifoni in sofferenza; pallone a Gomez tiro violento che si stampa sulla traversa…mejo che magna el dolce prima che tira na siracca…no anzi adesso la digo…ennesimo tiro dalla distanza e gol di Bertolacci.
A sto punto non so più se me gira la testa par el recioto che sto bevendo col dolce o par el gol, il quinto che ci affonda definitivamente…Perotti destro sul secondo palo e Benussi battuto nuovamente.
5-2, il risultato finale. Cose mai viste, o meglio, mai visto un Verona così arrendevole contro una squadra di pari categoria in tutto il campionato scorso. Da certamente fastidio prendere “N” gol dalla rubentus o dal napulì funnicolà, ma dal Genoa che non vinceva in casa da due mesi….!
Tanta voglia di fare bene, soprattutto dopo l’intervallo e le probabili "parole di incoraggiamento" di Mister Mandorlini, ma ad ogni azione i rossoblù bucavano la nostra difesa ed andavano in rete. Nemmeno il tempo di riorganizzarsi e “zò pache”. Molliccio era stato definito il giorno successivo dalla stampa l’Hellas visto a Marassi.
Si probabilmente lo era, ma da quella sconfitta i gialloblù uscirono talmente malconci che non potevano far altro che rialzarsi e giocare la settimana dopo una straordinaria partita con la Roma e riprendere così la via verso la salvezza finale.
E domenica prossima?
Beh, alcune cose già iniziano in modo diverso; Bertolacci per la miserevole somma di 20 milioni di Euro è passato al Milan, Perotti in procinto di passare all’Inter, si è infortunato e ne avrà a quanto pare per almeno un’altra settimana, Nyang è tornato al Milan, Iago Falque lo abbiamo solo intravisto sabato al Tempio con la maglietta della lupa.
Ed il nostro Hellas? Agostini (non me ne voglia, grande impegno e cuore, ma limiti evidenti) non c’è più, al suo posto Suprayen Supradin, ricco di energie, magnesio e potassio; piedi buoni, sia il sinistro che il destro, buona progressione in corsa e cross tesi al centro. Per il resto i soliti indomiti Mandorliniani dello scorso campionato, Jankovic in primis, un’ex della gara, con la voglia esplosiva di riscattarsi dalla sfortuna che in passato lo ha limitato, con l’aggiunta di innesti di qualità, Pazzini primo fra tutti, che probabilmente muore dalla voglia da ex doriano di “fraccare” qualche pallone nella porta genoana. Il tutto con il contorno (ci risiamo con il mangiare) del desiderio della squadra di lottare su ogni pallone e la buona organizzazione di gioco viste sabato contro la Roma che lasciano sicuramente ben sperare.
Con quella faccia un po' così (da rabbiosi ed incazzati come contro la Roma)
quell'espressione un po' così (di chi vuole rifarsi dopo la sonora sconfitta rimediata a febbraio)
che abbiamo noi prima di andare a Genova, chissà che non portiamo a casa il risultato
Forza Hellas Verona /=
Celta
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